1° volume

I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto medievale, a cura di Antonio RIGON. Poligrafo, 2001

L’opera raccoglie i contributi di un convegno realizzato nella città di Monselice nel maggio 2000 durante il quale i maggiori studiosi italiani hanno relazionato, in ambito veneto, sulle vie medioevali percorse da pellegrini e poveri, mercanti e studenti, religiosi e vagabondi alla ricerca di Dio o della pace interiore, in un mondo percorso da fremiti religiosi che dopo qualche anno sconvolgeranno l’Europa, scavando profondi fossati che ancora dividono le nazioni. Gli ordini monastico-cavallereschi e ospitalieri, le correnti di pellegrinaggio, lo sviluppo dei santuari, la qualità dei servizi resi, i tempi e i modi della specializzazione dei singoli istituti che praticavano l’assistenza”, sono alcuni dei temi sviluppati nel libro che raccoglie, tra l’altro, testimonianze e racconti espressioni di una spiritualità e di una cultura del tardo medioevo, sensibili al richiamo dell’interiorità, che largamente coinvolsero anche le donne: tanto devote quanto consapevoli della loro condizione femminile.

Contributi presenti nel libro:

Presentazione e indice 

Antonio Rigon, Introduzione; p. 17-22

Cristina La Rocca, L’articolato curriculum di Savino, santo altomedievale; p. 23-42

Martina Cameli, Le chiese dedicate a san Sabino nell’Italia Centrale: l’esempio di Fermo; p. 43-80

Sante Bortolami, “Locus magne misericordie”. Pellegrinaggio e ospitalità nel Veneto medioevale; p.81-132 

Giuseppina De Sandre Gasparini, Isotta Nogarola umanista, monaca domestica e pellegrina al Giubileo (1450); p. 133-154

Gian Piero Pacini, I Crociferi e le comunità ospedaliere lungo le vie dei pellegrinaggi nel veneto medioevale secoli XII-XIV; p. 155-172 

Giampaolo Cagnin, «Io sì vado a Roma; aretornerò s’el plaserà a Cristo». Pellegrini e vie del pellegrinaggio a Treviso nel Medioevo; p. 173-212

Paola Lotti, Pellegrini e pellegrinaggi nei testamentí padovaní del Basso Medioevo; p. 213-230

Pierantonio Gios, Itinerario di visita e assetto ospedaliero in Diocesi di Padova (1488-1489); p. 231-260 

Silvana Collodo, Conclusione; p. 261-266

Indice dei nomi di luogo e di persona; p. 267-289 

2° volume

Per terre e per acque. Vie di comunicazione nel Veneto dal medioevo alla prima età moderna, a cura di Donato GALLO e Flaviano ROSSETTO. Poligrafo, 2003

Il sistema delle comunicazioni, lungo le vie di terra e i corsi d’acqua, concorre a determinare la storia delle civiltà e a definirne i caratteri sino alle soglie dell’età contemporanea. La rete stradale e quella fluviale hanno infatti rappresentato con le rotte marine il “tessuto connettivo” delle società umane, ed hanno permesso ogni contatto materiale e spirituale tra i loro membri. Negli ultimi decenni, a partire dagli anni Settanta del Novecento, la medievistica italiana, “scoprendo” un tema precedentemente poco studiato e marginale rispetto ad altri filoni di ricerca, ha intrecciato lo studio sulle vie di comunicazione con la storia dei commerci, del potere, del territorio. La “rivoluzione stradale” dei secoli posteriori al Mille è apparsa quale presupposto e manifestazione della “rivoluzione commerciale” del medioevo e, in questo ambito, è stato più volte sottolineato il ruolo importante delle città comunali italiane nell’inaugurare una politica attenta ai problemi relativi alle vie di comunicazione. Gli Atti del convegno monselicense (16 dicembre 2001), raccolti in questo volume, rappresentano un primo passo verso l’approfondimento di questi temi anche in area veneta, per la quale esiste già una significativa tradizione di studi relativi all’età antica. Le indagini, aperte e concluse da impegnative riflessioni metodologiche (Collodo, Settia), prendono avvio da una panoramica sul substrato antico della viabilità lungo la linea dell’Adige (Corrain-Zerbinati) e da uno sguardo generale sulle vie di comunicazione delle Venezie fra tardo antico ed alto medioevo (Azzara), approfondendo la continuità e le trasformazioni nell’antica area adriese (Casazza). I saggi spaziano poi attraverso tutta l’età di mezzo sino alla prima età moderna, senza alcuna pretesa di esaustività, privilegiando campioni territorialmente circoscritti ma di alto significato: le comunicazioni terrestri e fluviali tra Veneto occidentale e Friuli (Cagnin); i castelli di passo e di fiume (Canzian); l’area di Verona (Bianchi); il Trevigiano nel sec. XIV (Bustreo); la Riviera Euganea dal medioevo comunale al Cinquecento (Grandis);le vie di trasporto dei prodotti minerari (Vergani).

Contributi presenti nel libro:

Antonio Rigon, Presentazione: questo libro, questa collana; p. 11-15

Silvana Collodo, Prolusione; p. 17 -28

Camillo Corrain – Enrico Zerbinati, Il sostrato antico: aspetti della viabilità romana nella fascia territoriale dell’Adige; p. 29-78

Allegati: 1) Tratti di strade romane ; 2) Percorsi medievali

Claudio Azzara, Le vie di comunicazione delle Venezie fra tardo antico e alto medioevo; p. 79-92

Lorenzo Casazza, Vie di terra e di acqua nel Polesine alto medioevale: Continuità e trasformazioni; p. 93-118

Giampaolo Cagnin, Vie di comunicazione tra Veneto continentale e Friuli; p. 119-164 

Dario Canzian, I castelli di passo e di fiume; p. 165-202

Silvana Bianchi, Le vie di comunicazione negli statuti veronesi; p. 203-238

Gian Paolo Bustreo, Fra terra e acqua: il sistema vario del contado trevigiano nel XIV secolo; p. 239-266

Claudio Grandis, La via fluviale della Riviera Euganea; p. 267-298

Raffaello Vergani, Le vie dei metalli; p. 299-318

Aldo Settia, Conclusioni; p. 319-333

3° volume

Da Guido Guinizzelli a Dante. Nuove prospettive sulla lirica del Duecento, a cura di Furio Brugnolo e Gianfelice Peron. Poligrafo, 2004 (Intero volume in formato PDF 6 MB circa)

Il nome di Guido Guinizzelli è legato a Monselice da un’antica tradizione, secondo cui il rimatore bolognese sarebbe stato esiliato nella città euganea poco prima della morte. Un legame particolare, dunque, che portò nel 1976 ad un convegno, promosso da Gianfranco Folena., dedicato al “padre” del Dolce Stil Nuovo e alla poesia del suo tempo, e che contribuì ad aprire nuove e rilevanti prospettive d’indagine sulla sua figura. L’impulso dato agli studi guinizzelliani da quell’iniziativa si è tradotto, a distanza di tempo, in un secondo incontro internazionale a Monselice che ha rinnovato la riflessione intorno ai grandi temi della lirica italiana del Duecento, a partire appunto dall’esperienza guinizzelliana, centrale nella tradizione poetica delle origini e decisiva per i successivi sviluppi legati a Dante allo Stilnovismo. Il volume, che raccoglie gli atti del convegno svoltosi il 10-11-12 maggio 2002, vede i contributi di Luciano Rossi, Armando Antonelli, Roberto Antonelli, Stefan Hartung, Paolo Borsa, Maurizio Pertugi, Lino Leopardi, Andrea Afrido, Claudio Giunta, Sandro Orlando, H. Wayne Storey, Corrado Calende, Selene Sarteschi, Marcello Ciccuto e Michelangelo Picone. Nella varietà dei punti di vista e degli approcci critici, i saggi presentano un’impostazione fortemente unitaria, che fa di questa miscellanea uno strumento appropriato e stimolante per accostarsi in termini innovativi – dal punto di vista metodologico e degli esiti scientifici – alla linea maestra della nostra lirica antica.

Contributi presenti nel libro:

Furio Brugnolo, Parole introduttive; p. 19-24

Luciano Rossi, Ripartiamo da Guinizzelli; p. 25-58

Armando Antonelli, Nuovi documenti sulla famiglia Guinizzelli; p. 59-106

Roberto Antonelli, Dal Notaro a Guinizzelli; p. 107-146

Stefan Hartung, Guido Guinizzelli e la teologia della grazia; p. 147-170

Paolo Borsa, Foll’è chi crede sol veder lo vero: la tenzone tra Bonagiunta Orbicciani e Guido Guinizzelli; p. 171-188

Maurizio Perugi, L’allodola che «s’ innamora»: Bernart de Ventadorn nei prestilnovisti e nel primo Guido; p. 189-206

Lino Leonardi, Guinizzelli e Cavalcanti; p. 207-226

Andrea Afribo, A Rebours, Il Duecento visto dalla rima; p. 227-238

Claudio Giunta, Generi non letterari e poesia delle origini; p. 239-256

Sandro Orlando, Best sellers e notai: la tradizione estravagante delle rime fra Due e Trecento in Italia; p. 257-270

H. Wayne Storey, Di libello in libro: problemi materiali nella poetica di Monte Andrea e Dante; p. 271-290

Corrado Calenda, Un’accusa di plagio? Ancora sul rapporto Cavalcanti-Cino; p. 291-304

Selene Sarteschi, Notazioni intorno ad Amor che movi tua virtù dal cielo e ad altre rime di Dante; p.305-332

Marcello Ciccuto, Uno sguardo critico alla lirica delle origini: l’esperienza delle rime “ petrose”; p. 333-240

Michelangelo Picone, Guinizzelli nel Paradiso; p. 341-254

Zeno Lorenzo Verlato (a cura), Indice dei nomi; p. 355-363

4° volume

Socialismo, Anarchismo e sindacalismo rivoluzionario nel Veneto tra Otto e Novecento, a cura Giampietro Berti. Monselice, Poligrafo, 2004

Dai primi studi pionieristici di Letterio Briguglio sugli internazionalisti di Monselice (1955), la storiografia sul socialismo veneto ha fatto grandi passi in avanti. Molte indagini su momenti, aspetti e figure della storia socialista hanno arricchito infatti notevolmente la conoscenza generale del fenomeno. Il presente studio intende focalizzare la propria attenzione sulla complessa trama del suo svolgimento, allargando lo sguardo a tutta la regione con lo scopo di mettere in luce la pluralità di voci e di situazioni che hanno caratterizzato, tra Otto e Novecento, la grande diversità del suo manifestarsi. Non si parlerà quindi soltanto di socialismo, ma anche di anarchismo e di sindacalismo rivoluzionario, cioè di tendenze ideologiche e di prassi politiche che si sono dispiegate in momenti diversi e in luoghi diversi: la realtà del Polesine non è certo quella veronese o vicentina, come queste, a loro volta, si differenziano da quella veneziana o trevigiana (o bellunese). In conclusione, il fine di questo libro è quello di far emergere un quadro molto sfaccettato del movimento operaio e socialista veneto che, variando nel tempo e nello spazio, metta in luce la sua trama pluralistica e le sue anime divergenti. Si tratta, cioè, di un’emergenza storica che, seppur minoritaria, rimanda ad una immagine opposta a quella oleografica di una regione politicamente e culturalmente moderata (o, almeno, la modifica in maniera significativa). Anche il Veneto, insomma, testimonia con questa pluralità ideale e sociale, il carattere ricco e variegato delle fonti originarie del socialismo italiano; esse, ancora una volta, danno piena spiegazione del travaglio generale della sua genesi e del suo sviluppo riflessisi fino ai giorni nostri.

Contributi presenti nel libro:

Maurizio Degl’Innocenti, Il socialismo italiano ed europeo tra ‘800 e ‘900. Il caso veneto; p. 21-40

Annamaria Longhin, Il socialismo a Monselice tra Otto e Novecento; p. 41-52

Tiziano Merlin, Angelo Galeno e il socialismo veneziano (1912-1924); p. 53-74

Francesca Peccolo, “Il Secolo Nuovo” di Venezia. Storia di un settimanale socialista (1900-1922); p.75-86

Piero Brunello, Luciano Visentin e l’ambiente socialista e anarchico a Mestre tra la grande guerra e il fascismo; p. 87-104

Vittorio Tomasin, Note biografiche su Francesco Ortore, socialista adriese; p. 105-138

Valentino Zaghi, Sindacalisti rivoluzionari nel Polesine dell’età giolittiana (1907-1912); p. 139-164

Andrea Dilemmi, Anarchismo e sindacalismo rivoluzionario a Verona dalla guerra di Libia al fascismo; p. 165-186

Emilio Franzina, I socialisti veneti e l’emigrazione; p. 187-202

Ferruccio Vendramini, Note su emigrazione e socialismo nella montagna veneta tra XIX e XX secolo; p. 203-220

Livio Vanzetto, Il socialismo a Treviso tra Otto e Novecento (1894-1914); p. 221-234

Francesco Selmin, Teatro “garibaldino” e teatro socialista; p. 235-252

Alessandra Magro, L’insegnamento “socialistico” di Achille Loria nell’Università di Padova (1891-1903); p. 253-268

Mario Quaranta, Il “socialismo giuridico” e il contributo criminologico-giuridico di Giacomo Matteotti; p. 269-290

Martina Camelli (a cura di), Indice dei nomi di luogo e di persona; p. 291-309

5° volume

La cultura volgare padovana nell’età del Petrarca, a cura di Furio Brugnolo e Zeno Lorenzo Verlato. Poligrafo, 2006

Francesco Petrarca soggiornò a più riprese a Padova tra il 1349 e il 1367 e poi ininterrottamente — tra Padova i Colli Euganei — dal 1368 all’anno della morte, avvenuta ad Arquà il 19 luglio 1374. A Padova venne a contatto soprattutto con le cerchie preumanistiche che animavano con una ricca produzione in latino la vita culturale della città. Ma anche la cultura volgare locale dovette attirare coinvolgere la sua attenzione e la sua partecipazione, se è vero che egli fu in corrispondenza poetica con i due più prolifici rimatori padovani del Trecento (e a loro volta suoi ammiratori ed imitatori), Giovanni Dondi dall’Orologio e Francesco di Vannozzo. È possibile inoltre che a Padova Petrarca sia venuto quanto meno a conoscenza della Summa artis rithimici vulgaris dictaminis, il primo trattato organico di metrica italiana, composto nel 1332 dal giudice verseggiatore Antonio da Tempo. Soprattutto, a Padova e dintorni avrà potuto avere esperienza diretta, magari quotidiana, del volgare locale: un dialetto che a lui, fiorentino di famiglia e di elezione letteraria, sarà parso alquanto rude e colorito, non meno che a Dante cui dobbiamo, nel De vulgari eloquentia la prima descrizione caratterizzante del padovano. Ed è infine a Padova che fa capo la prima diffusione del Canzoniere nella sua redazione integrale e definitiva, quella consegnata al codice autografo Vaticano latino 3195. A questi ed altri aspetti della cultura volgare padovana del Trecento è stato dedicato, nel quadro delle celebrazioni per il VII anniversario della nascita del Petrarca e col sostegno del Comune di Monselice e dell’Università di Padova, un importante convegno di studi i cui atti sono raccolti in questo volume.

Contributi presenti nel libro:

Presentazione e indice 

Furio Brugnolo, Introduzione; p. 15-26

Alfredo Stussi, Preistoria degli studi sul volgare padovano: una breve divagazione; p. 27-48

Lucia Lazzerini, La figurina del Paduanus nella tenzone tridialettale del Canzoniere Colombino e la formazione del linguaggio teatrale in area veneta; p. 49-84 

Lorenzo Tomasin, A margine dei testi padovani del Trecento. Note d’antroponimia; p. 85-102

Aulo Donadello, Nuove note linguistiche sulla Bibbia Istoriate Padovana; p.103-172

Roberta Capelli, Ricognizioni linguistiche per una localizzazione del codice Escorial e. III.23; p. 173-186

Carlo Pulsoni, La tradizione “padovana” del De vulgari eloquentia; p. 187-204

Corrado Bologna, Un’ipotesi sulla ricezione del De vulgari eloquentia: il codice Berlinese; p. 205-256

Furio Brugnolo, Zeno Lorenzo Verlato, Antonio da Tempo e la lingua tusca; p. 257-300

Roberta Frezza, I ternari trilingui di Matteo Correggiaio. Nuova edizione e commento; p. 301-342

Vittorio Formentin, Altri versi, uno scongiuro e un breve delle carte del notaio Lanzarotto (con una postilla sulla ballata S’e’ ho rasom); p. 343-366 

Sandro Orlando, Momenti della cultura padovana trecentesca nell’Archivio di Stato di Bologna; p. 367-380

Antonio Daniele, Del Dondi, del Petrarca e di altri. Qualche ipotesi attributiva; p. 381-402

Roberta Manetti, Per una nuova edizione delle rime di Francesco Vannozzo (ovvero: Perché una nuova edizione delle rime di Francesco Vannozzo); p. 403-418

Italo Pantani, Padova per Francesco Vannozzo; p. 419-458

Giorgio Ronconi, I Capitoli i terza rima sull’impresa di Francesco Novello da Carrara; p. 459-476

Roberto Benedetti, Un inedito frammento della Pietosa fonte di Zenone da Pistoia; p. 477-486

H. Wayne Storey, Il codice Pierpont Morgan M. 502 e i suoi rapporti con lo scrittoio padovano di Petrarca; p. 487-504

Indice dei nomi; p. 505-518

6° volume

Tra monti sacri, ‘sacri monti’ e santuari: il caso veneto, a cura di Antonio Diano e Lionello Puppi. Poligrafo 2006

È maturata soltanto in anni recenti una vera consapevolezza storiografica dell’estrema rilevanza dei processi di sacralizzazione del territorio e degli spazi extraurbani, con particolare riferimento alle valenze esaugurali e simboliche dei siti cacuminali. L’interrogativo attorno al quale sono stati chiamati a ragionare alcuni dei maggiori studiosi dei lieux de culte e dei santuari – tematiche di notevole impatto nella ricerca storica italiana ed europea – riguardava la possibilità di intravedere uno `specifico’ veneto nelle valenze culturali, architettoniche, artistiche dell’area oggetto di studio (l’entroterra medio-veneto). Dopo gli opportuni inquadramenti generali si è proceduto per episodi campione – da Monselice a Monte Berico fino a piccoli santuari di rilevanza locale, ma impropriamente definiti “minori” – in un’ottica fondamentalmente storico-artistica ma garantendo, e pour cause, le più ampie aperture disciplinari. Ne è emersa una variegata fenomenologia di macro e microinterventi sulle aree periurbane e rurali, non solo nell’ordine diacronico, in un fitto incrociarsi di dinamiche di religiosità, esibizione del potere, esperienze culturali e artistiche. Al termine di questo percorso, come in ogni ricerca originale, non si è risolto un quesito, ma si sono aperte ulteriori questioni e spunti di riflessione entro un quadro problematico che sembra inesauribile, e che prima d’ora non aveva ancora coinvolto l’area veneta in un’indagine realmente organica e di ampio respiro. Contributi presenti nel volume.

Contributi presenti nel libro:

Mons. Claudio Bellinati, Monselice. Il significato spirituale delle Sette Chiese; p. 17-18

Mons. Alberto Peloso, Per una rivalorizzazione del santuario delle Sette Chiese; p. 19-22

Lionello Puppi – Antonio Diano, Premessa; p. 23-30

Franco Cardini, Monti sacri e sacri monti. Ragionando di archetipi; p. 31-38

Mario Sensi, Monti sacri, transfert di sacralità e santuari ad instar; p. 39-72

Giovanna Baldissin Molli, Reliquiario del legno della Santa Croce e di altre reliquie; p. 73-76

Carlo Tosco, Montagne sacre nell’età romanica; p. 77-90

Alessandro Rovetta, Committenti, gruppi sociali, produzione artistica nei Sacri Monti: aspetti e problemi, con alcune esemplificazioni lombarde e piemontesi; p. 91-108

Marina Montesano, Un sacro monte ‘americano‘; p. 109-120

Giuseppe Barbieri, Il santuario e la città: Monte Berico a Vicenza; p. 121-134

Loredana Olivato, Percorsi devozionali ed esibizione del potere: Vincenzo Scamozzi a Monselice; p. 135-146

Roberto Valandro, Tra devozione e pietà popolare. Il santuario delle Sette Chiese di Monselice; p. 147-162

Lionello Puppi, Mitografie culturali. Il Monsummano; p. 163-174

Antonio Diano, Tra eremitismo irregolare e sacralizzazione delle vette. La Madonna del Monte di Rovolon; p. 175-192

Sergio Claut, Medioevo e culto dei santi: il caso dei Santi Vittore e Corona a Feltre; p. 193-210

Giorgio Mies, L’uomo e il sacro nelle Prealpi trevigiane. Santuari e luoghi di culto tra paganesimo e cristianizzazione; p. 211-230

Maria Luisa Gatti Perer, Percorsi processionali e Sacri Monti oggi; p. 231-238

Irmela Spelsberg, Il paesaggio culturale monselicense; p. 239-242

Andrzej Tomaszewski, Monselice. La magia dei luoghi santi; p. 243-248

Illustrazioni; p. 249-308

Flaviano Rossetto, Indice dei nomi di luogo e di persona; p. 309-323

7° volume

Il culto di San Valentino nel veneto. A cura di Flaviano Rossetto. Poligrafo 2009

San Valentino è riconosciuto nel mondo come il “santo degli innamorati” e ogni 14 febbraio è chiamato a rinnovare i suoi “miracoli d’amore”. La nascita di questo culto è al centro di ipotesi e discussioni che rimandano ai primi secoli dell’era cristiana. In Italia è Terni a rivendicare l’origine della tradizione, che sarebbe autenticata dalla conservazione nella cattedrale cittadina delle sacre spoglie di “un” san Valentino. Gli storici oggi avanzano l’ipotesi che onorare san Valentino, come santo degli innamorati, sia piuttosto una eredità del mondo anglosassone, a cui risale il Valentine’s day. Nel nostro paese questa tradizione più recente si è aggiunta a quella del santo ternano, fondendo e confondendo storia e tradizione, sacro e profano. Il volume ripercorre, nei diversi saggi, l’origine del culto, analizzandone soprattutto l’evoluzione in ambito veneto e nella Bassa Padovana in particolare, senza trascurare la realtà vicentina e la ricognizione sui “martiri cristiani” del Santuario di Monselice compiuta nel 1982-1983. A Monselice la festività ha invece alimentato una particolare devozione che, forse, si riferisce alla presenza di un altro san Valentino, tra i resti dei presunti martiri cristiani arrivati nel XVII secolo dalle catacombe romane. La tradizione locale prevede che il sacerdote impartisca, alle migliaia di donne e fanciulli che salgono il 14 febbraio di ogni anno al santuario delle “Sette Chiesette”, una speciale benedizione conclusa con la consegna di una “chiavetta”, dono che dovrebbe scongiurare l’insorgere nei bambini del “mal caduco”, ovvero l’epilessia.

Contributi presenti nel libro:

Francesco Scorza Barcellona, San Valentino di Roma e/o di Terni tra storia e agiografia; p. 13-32

Luciano Morbiato, Slittamenti devozionali postmoderni: il caso di san Valentino; p. 33-56

Simonetta Marin, Aspetti di sregolata devozione settecentesca e il culto di san Valentino nella Repubblica di Venezia; p. 57-94

Claudio Bellinati, La devozione a san Valentino nella diocesi di Padova; p. 95-98

Monica Panetto, Vito Terribile Wiel Marin, La ricognizione sui presunti martiri cristiani del santuario di Monselice(1982-1983); p. 99-122

Camillo Corrain, San Valentino san Valentini: santo guaritore o santo degli innamorati?; p. 123-136

Roberto Valandro, I culti ausiliatori degli epilettici in Bassa Padovana; p. 137-170

Antonio Diano, La chiesa dei santi Sigismondo e Valentino a Salcedo (Vicenza), in diocesi di Padova. Con alcune divagazioni valentiniane; p. 171-190

Martina Cameli (a cura di ) Indice dei nomi di luogo, di persona e delle cose notevoli; p. 191-198

8° volume

Giovanni Brunacci tra erudizione e storia realizzato nel III centenario dalla nascita (1711-2011). Atti del Convegno Accademia Galileiana di Scienze Lettere e Arti Padova, Complesso monumentale di San Paolo Monselice, 23 ottobre 2011. A cura di Antonio Rigon e Flaviano Rossetto. Poligrafo 2014

La parabola culturale e umana di Giovanni Brunacci, erudito settecentesco padre della storiografia ecclesiastica e civile padovana, è segnata da un incondizionato amore per la scienza storica. Di quest’ultima l’abate monselicense seppe interpretare pienamente spirito e metodo, andando al cuore delle fonti documentarie più varie – scritti, monete, sigilli, iscrizioni lapidee. I contributi qui raccolti compongono un completo excursus sulla produzione intellettuale dell’abate, legata alla storiografia della Chiesa di Padova, ma anche all’interesse per l’antico volgare padovano, l’antiquaria e la numismatica. Ne viene ricostruita la vicenda biografica e d’ambiente, in un affresco sociale che approfondisce le relazioni dello storico con l’ambiente culturale veneziano del Settecento e le accademie – tra cui quella dei Ricoverati di cui era illustre esponente – ma anche in un ritratto privato, arricchito da lettere autografe e inedite, che testimoniano scambi epistolari con amici, conoscenti e personaggi illustri appartenenti a quella repubblica dei letterati che nel corso del XVIII secolo fu fautrice di una nuova scienza.

Contributi presenti nel libro:

Antonio Rigon, Giovanni Brunacci tra erudizione, storia e accademia nel terzo centenario della nascita (1711-2011); p. 11-16

Antonio Daniele, Un saluto; p. 17-22

Antonella Barzazi, Giovanni Brunacci e l’erudizione veneziana del Settecento; p. 23-38

Giorgio Ronconi, Gli interessi del Brunacci per l’antico volgare padovano e i rapporti con i Ricovrati e le altre accademie; p. 39-70

Michele Asolati, Brunacci e gli studi di numismatica medievale in Italia nel Settecento; p. 71-92

Anna Maria Calapaj Burlini, Lodovico Antonio Muratori e Giovanni Brunacci; p. 93-110

Roberto Valandro, L’abate Giovanni Brunazzo e Monselice. Cronachetta biografico-culturale di una presenza lunga trecent’anni; p. 111-132

Maria Rita Zorzato, I corrispondenti di Giovanni Brunacci; p. 133-150

Enrico Zerbinati, Quattro lettere inedite di Giovanni Brunacci conservate all’Accademia dei Concordi; p. 151-174

Giannino Carraro, Giovanni Brunacci e il monachesimo padovano; p. 175-232

Flaviano Rossetto (a cura di ), I vincitori del Premio Brunacci – Monselice per la storia padovana e veneta 1984-2013; p. 233-244

Indice dei nomi a cura di Flaviano Rossetto; p. 245-250