Violenza, coraggio e scelte impossibili
Citazione (p. 18-20)
Le riunioni sono state organizzate in fretta e furia da Agata Friesen e Greta Loewen in risposta alle strane aggressioni di cui le donne di Molotschna erano state vittime negli ultimi anni. Dal 2005, quasi ogni ragazza o donna è stata stuprata da quelli che nella colonia molti credevano essere fantasmi, o Satana, presumibilmente quale punizione per i loro peccati.
Le violenze avevano luogo di notte. Mentre le famiglie dormivano, le ragazze e le donne venivano rese incoscienti con uno spray anestetico che si usa per il bestiame, ricavato dalla pianta di belladonna.
L’indomani si svegliavano doloranti, stordite e spesso sanguinanti, e non capivano il perché. Ultimamente è venuto fuori che gli otto demoni responsabili degli stupri erano uomini di Molotschna in carne e ossa, parecchi dei quali sono parenti stretti – fratelli, cugini, zii, nipoti – delle vittime.
[…]
Alcuni uomini della colonia (salvo quelli rimbambiti o decrepiti, e il sottoscritto, per avvilenti ragioni) sono andati in città a pagare la cauzione per gli aggressori incarcerati, nella speranza che possano tornare a Molotschna in attesa del processo. Al loro ritorno, alle donne di Molotschna verrà data l’opportunità di perdonarli, così da garantire a ciascun il suo posto in paradiso. Se non perdonano gli uomini, dice Peters, le donne dovranno lasciare la colonia e uscire nel mondo, del quale non sanno nulla. Le donne hanno pochissimo tempo, due giorni soltanto, per organizzare la risposta.
Ieri, come mi ha raccontato Ona, le donne di Molotschna hanno votato. Le opzioni erano tre.
1. Non fare niente
2. Restare e combattere
3. Andarsene
Ogni opzione era illustrata da una figura, perché le donne non sanno leggere.
Intro
Bentornati su “La Strada di Mattoni Gialli”,il podcast che accende la miccia della curiosità e trasforma ogni pagina in un’avventura. Se pensate che leggere sia un’attività solitaria, vi sbagliate di grosso: qui siamo una squadra di esploratori, pronti a saltare tra le pagine e a condividere con voi scoperte, pensieri e… qualche sana divergenza di opinioni. Preparatevi a un viaggio che non dimenticherete e dura solo il tempo di un caffé!
Il coraggio delle donne, tra parole e silenzi.
Oggi ci tuffiamo insieme in un libro che, devo ammetterlo, ha scatenato non poche discussioni. Sto parlando di Donne che parlano di Miriam Toews. Insomma, un titolo che non lascia spazio a troppe interpretazioni.
Un libro che non fa sorridere
Ma prima di iniziare, un piccolo spoiler: questa puntata non sarà un viaggio nei sentieri dorati della leggerezza. No, amici, oggi parliamo di violenza, di scelte difficili, di donne che cercano di riscrivere la loro vita in un contesto impossibile. Quindi, se siete in cerca di un romanzo che vi faccia sorridere a ogni pagina, beh, vi consiglio di cercare qualcos’altro… magari un libro che parla di gattini.
Lo stile di Miriam Toews: un’arma a doppio taglio
Ok, iniziamo, un libro che ci fa riflettere, piuttosto che farci riposare le orecchie con dialoghi spumeggianti. Perché, ragazzi, parliamoci chiaro: lo stile di Toews è uno di quelli che o ti conquista, o ti lascia lì a guardarlo come un piatto di pasta senza sale.
E qui scatta la prima grande divisione tra i lettori. Alcuni hanno trovato lo stile asciutto, altri hanno faticato a seguirlo a causa di un ritmo che sembrava… beh, un po’ troppo lento. Una giornata di riunione, dico, si trascina per tre quarti di libro!
Immaginate: seduti a una tavola ad ascoltare donne che parlano per ore e ore, con periodi lunghissimi di riflessione, senza azioni o colpi di scena. È come guardare una torta cuocere nel forno e aspettare che diventi commestibile… ma senza la parte zuccherina, cioè la torta.
A proposito, anche io, ve lo confesso, ho pensato più di una volta “Che faccio, continuo o mi leggo un altro libro, magari con più scene d’azione?”. Però, ragazzi, più andavo avanti e più il libro mi faceva pensare: sono in buona compagnia con queste donne. Anche loro, come me, erano intrappolate in un momento che sembrava non finire mai. E l’intensità della riflessione alla fine paga. Ma capisco perfettamente chi si è fermato lungo il cammino.
La trama di “Donne che parlano”
Parliamo un attimo della trama, che è sì interessante, ma anche difficile da digerire. Donne che parlano è ambientato in una comunità religiosa molto chiusa, dove le donne, dopo essere state vittime di violenze sistematiche da parte degli uomini della loro stessa comunità, si ritrovano a dover decidere se fuggire o perdonare. Insomma, il conflitto morale che si sviluppa in queste 48 ore di discussione è potentissimo.
Il ruolo di August e la riflessione morale
C’è un punto cruciale che molti lettori hanno trovato strano: il fatto che queste donne, che sono cresciute in un mondo senza libri se non la Bibbia, riescano a sviluppare ragionamenti filosofici di questo tipo. La domanda che sorge è: davvero, a una donna che ha sentito parlare solo di Dio, di peccato e di redenzione, si può chiedere di arrivare a simili riflessioni?
E qui entra in gioco August, un personaggio che si offre come narratore, ma che non è una di loro. Il verbale che lui scrive sembra un po’ un’interpretazione della realtà, come se tutto fosse semplificato. E qui ci sorge una domanda: è davvero il racconto di queste donne, o è un filtro? È l’opinione di una persona che guarda ma non sente?
La violenza e il suo impatto nel romanzo
Adesso passiamo alla parte che ci ha davvero lasciati senza parole. La violenza. C’è una scena in particolare che è quasi insostenibile, ma in qualche modo fondamentale per capire il punto centrale del romanzo. Le donne subiscono violenze in modo sistematico, quasi in modo rituale. E la domanda che ci viene da porci è: come si può perdonare tutto questo? Si può davvero parlare di “paradiso” dopo aver vissuto una cosa del genere?
La speranza nella resurrezione delle donne
Le donne nel romanzo, però, in qualche modo, riescono a risorgere. Si sollevano da quello che August chiama il loro “Mar Nero”, quella metafora della disperazione, e con le parole e la discussione trovano la loro salvezza. È incredibile come queste donne, diverse per età, carattere, esperienze, riescano a mettersi d’accordo su un’idea comune: quella di sopravvivere insieme, e di non restare più vittime.
Ecco, questa parte, ragazzi, è quella che ci fa venire voglia di continuare a leggere, anche quando tutto sembra troppo pesante. È la luce in fondo al tunnel, e non è poco. Quindi, se avete mollato il libro prima della fine, magari pensateci due volte.
Curiosità su Miriam Toews
E ora qualche curiosità su Miriam Toews, l’autrice. Forse non sapete che Miriam è una scrittrice canadese di origini mennonite, una comunità religiosa di cui racconta le storie in Donne che parlano. La sua vita è segnata da un vissuto personale drammatico: la sua famiglia ha subito il suicidio del padre, e questa esperienza ha influenzato molto il suo lavoro. Toews è nota per esplorare temi dolorosi, come la sofferenza psicologica e il conflitto tra fede e libertà. Ma nonostante i temi pesanti, sa come dosare umorismo e ironia nei suoi libri, creando una narrazione ricca e complessa.
Un’altra curiosità: Donne che parlano è ispirato a fatti reali che sono accaduti in una comunità mennonita in Bolivia. Quindi, dietro il romanzo, c’è una verità storica che rende tutto ancora più inquietante.
Riflessione finale
E ora, visto che siamo quasi alla fine, vi lascio con una riflessione. Non vi è mai capitato di pensare che a volte siamo talmente prigionieri delle nostre convinzioni che ci sembra impossibile cambiare? Le donne di Donne che parlano si trovano di fronte a una scelta che potrebbe determinare la loro vita. E per quanto difficile possa sembrare, alla fine capiscono che il cambiamento passa attraverso la parola, la discussione, e sì, anche il perdono. Non per dimenticare, ma per riuscire a vivere.
Io vi invito a riflettere su questo, magari anche a discutere con qualcuno, perché Donne che parlano è un libro che più lo leggi, più ti lascia dentro una domanda senza risposta definitiva. E forse è proprio questo il suo punto di forza.
E con questo, direi che vi lascio al vostro giorno, che sia pieno di libri, di riflessioni e magari anche di un po’ di coraggio per affrontare le difficoltà che ci capita di vivere.
Outro
E anche questa volta abbiamo raggiunto la fine del sentiero, ma non preoccupatevi: ci sono sempre nuovi libri da scoprire lungo la Strada di Mattoni Gialli! Se questo episodio vi ha fatto venire voglia di correre in biblioteca (o di riaprire quel libro che aspettava paziente sul comodino), condividetelo con altri sognatori come voi. E se volete restare aggiornati su tutte le nostre avventure letterarie, seguiteci sui social: tra un post e l’altro, vi aspettano curiosità, consigli e qualche spoiler innocente. Grazie per essere stati con noi, e ricordate: ogni libro è un viaggio, e ogni viaggio è meglio se fatto insieme. Alla prossima puntata!
Ringraziamo Francesca per aver prestato la voce per questo episodio.
