L’incontro del gruppo di lettura La strada di mattoni gialli è stato dedicato ad Andrea Camilleri, nel centenario della sua nascita, attraverso la lettura del romanzo La forma dell’acqua. Nonostante la pioggia, ci siamo ritrovati in 14 partecipanti, a conferma del piacere di condividere storie e riflessioni anche nelle giornate meno favorevoli.
Nel confronto emerso durante la discussione, abbiamo riconosciuto che la lettura non ci ha particolarmente appassionato. Le nostre riserve non sono state legate tanto alle difficoltà linguistiche: molti di noi avevano già visto lo sceneggiato RAI o conoscevano diversi termini siciliani. Il romanzo, del resto, non è scritto in dialetto, ma utilizza parole ed espressioni dialettali – talvolta inventate – che ci hanno fatto percepire chiaramente il divertimento di Camilleri nel giocare con la lingua. In questo stile così riconoscibile abbiamo sentito forte la sua voce e colto la sua provenienza dal mondo teatrale.
Ci ha però colpito e coinvolto l’amore profondo dell’autore per la sua terra, raccontata in modo quasi lirico, vivace e colorito. Abbiamo apprezzato molto le descrizioni dei paesaggi, capaci di restituire atmosfere intense e suggestive, che restano uno degli aspetti più riusciti del romanzo.
Abbiamo poi approfondito insieme la figura del commissario Montalbano, che ci è apparso come un vero anti-eroe: un personaggio estremamente umano, con fragilità evidenti e la capacità di sbagliare, ma anche colto, intelligente, ingegnoso, corretto e profondamente disilluso. Ci ha colpito il suo atteggiamento indulgente verso gli errori umani, che tende a perdonare negli altri così come in se stesso.
Per quanto riguarda la trama, abbiamo riconosciuto che La forma dell’acqua è un giallo fuori dagli schemi classici: almeno all’inizio non c’è un morto ammazzato e, pur con un intreccio a tratti complesso, l’autore riesce a tenere saldamente le fila del racconto fino alla risoluzione finale.
Nel parlare dei personaggi secondari, tutti funzionali allo sviluppo della storia, abbiamo messo in evidenza l’ambiguità e la doppia vita – pubblica e privata – tipica della borghesia e, ancor più, del mondo politico. In questo aspetto abbiamo colto una critica sociale chiara, mai dichiarata apertamente ma costantemente presente tra le righe.
L’incontro si è concluso con la consapevolezza condivisa dell’importanza di Andrea Camilleri nella letteratura italiana e del valore del suo universo narrativo, anche se questa lettura, nel suo insieme, non ci ha coinvolto quanto speravamo.
