l'animale femmina

L’eroina senza principe azzurro

Citazione (p. 151-152)

– Tra le arrampicatrici Irene Trevisan è un campione della categoria, oltre ai soldi difende un ideale. Molti dei divorzi che vedo hanno le stesse caratteristiche, d’altronde questo è uno studio con un tariffario impegnativo.

– Quindi lei dice che le donne che sposano uomini ricchi lo fanno solo per interesse. Nessuna che l’abbia fatto per amore, o almeno convinta di provare qualcosa? Perché non mi pare realistico che siano tutte degli avvoltoi.

Mentre parlo mi accorgo di non avere così tanta paura di lui come mi capita se sto zitta. Lepore sembra dare un peso a quello che dico.

– No, nessuna. L’unica cosa che varia è il grado di consapevolezza, – dice lui, – ci sono quelle che si raccontano favole. Credono di metterci qualcosa di profondo perché sono state educate a sentirsi in colpa quando agiscono senza coperture sentimentali. Ma è un alibi. E tra l’altro pericoloso, quando poi i nodi vengono al pettine vogliono essere risarcite sia dall’investimento che del sogno.

Mi osserva con malizia. Aspetta che gli dia ragione.

– Invece lei conosce donne sposate a grandi patrimoni che abbiano dato prova di devozione disinteressata? – chiede.

Mi alzo, forse con troppo slancio.

– No, non credo di avere mai conosciuto donne sposate a uomini ricchi. Né devote, né ingrate.

– Quelle devote senza un secondo fine non esistono. Mi creda.

– Gli uomini invece sono tutti innocenti?

Mi guarda come fosse una domanda insensata.

– Cosa c’entra questo?

– È che la sua interpretazione mi sembra forzata. Non è la prima volta che cerca di dirmi che è sempre colpa del! le donne. È possibile che sia cosí semplice? Succederà anche il contrario, no? Ci saranno uomini che tentano una scalata sociale attraverso donne piú ricche.

– Ovviamente sí. Non ho mai detto il contrario.

– Allora perché mi parla solo di comportamenti femminili deviati?

– Non certo per difendere gli uomini. Però la natura maschile è piú lineare. L’uomo è un fesso abitudinario, meno incline a cercare assoluzioni sulla base del genere. Le mie riserve sulle donne, invece, dipendono dal fatto che peccano avendo la pretesa di uscirne con la coscienza pulita. Questo le rende piú interessanti. Piú ridicole. E piú perverse. Mi limito a prenderne atto. Per il resto, il mondo e pieno di idioti di entrambi i sessi, e io penso male di tutti allo stesso modo.

– Ma perché lo dice a me: perché sono una donna? Cosa vuole, che le dia ragione? Non mi sembra che abbia a che fare con il mio lavoro. 

Intro 

Bentornati su “La Strada di Mattoni Gialli”,il podcast che accende la miccia della curiosità e trasforma ogni pagina in un’avventura. Se pensate che leggere sia un’attività solitaria, vi sbagliate di grosso: qui siamo una squadra di esploratori, pronti a saltare tra le pagine e a condividere con voi scoperte, pensieri e… qualche sana divergenza di opinioni. Preparatevi a un viaggio che non dimenticherete e dura solo il tempo di un caffé! 

Introduzione

Oggi parliamo di L’animale femmina di Emanuela Canepa, un romanzo che ci ha fatto scavare così a fondo nei personaggi che qualcuno ha detto: “Scusate, ma ci date una pala?”

La madre di Rosita: Una figura oppressiva

Partiamo dalla madre di Rosita. Ah, la madre! Una donna che riesce a usare il ferro da stiro come un’arma psicologica. Ditemi voi se non è geniale: la scena iniziale è un manifesto di oppressione domestica. Lei stira con la stessa passione con cui nega alla figlia qualsiasi libertà. Il messaggio è chiaro: “Io ho sacrificato tutto, e tu? Fai lo stesso!” E Rosita lì, poveretta, a sentirsi in debito. Un debito che manco la Banca Centrale Europea riuscirebbe a saldare.

Rosita: L’eroina moderna

E poi c’è Rosita. La nostra eroina moderna, anche se qualcuno del gruppo dice che non è abbastanza coraggiosa. Ma, diciamoci la verità: chi di noi non si è mai sentito perso nella vita? Ci sono momenti in cui l’unica mossa coraggiosa che riusciamo a fare è ordinare la pizza a domicilio senza sentirci in colpa. Rosita non ha bisogno di essere un’eroina stile Marvel. È umana, e come tutti noi, ha bisogno di un evento scatenante per smuoversi.

Il tema della femminilità

E vogliamo parlare di quel tema della femminilità? Rosita si trucca e indossa vestiti da femme fatale per farsi ascoltare, ma quando capisce chi è davvero, il rossetto e i tacchi diventano optional. Una vittoria! Finalmente qualcuno che non segue i modelli, o meglio, che li smonta pezzo per pezzo come una libreria dell’IKEA.

Ludovico: Lo squallido?

Passiamo a Ludovico, l’uomo che abbiamo definito “lo squallido”. Ora, io non voglio difenderlo, ma squallido è un termine forte, no? Frustrato, misogino, rancoroso… ehm, ok, forse avete ragione. Ludovico è come quel collega che si lamenta sempre ma non fa mai niente per migliorare le cose. La sua ossessione per Guido lo consuma, ma non voglio spoilerarvi troppo: diciamo solo che c’è una statuetta simbolica che rappresenta un grande “non te la do vinta”.

Guido: Un uomo in conflitto con sé stesso

E Guido? Ah, Guido! L’uomo che non si è mai accettato. Si è sposato per copertura, ha giocato su due fronti, e poi si è pentito. Un personaggio che dimostra quanto il passato possa essere un peso enorme, ma almeno ha un momento di redenzione finale. Quando dice a Ludovico “Basta”, è come se dicesse a tutti noi: “Ragazzi, lasciate andare il rancore. Non serve a niente, e pesa un sacco”.

Dina: La figura positiva

E infine Dina. L’unica figura veramente positiva. Lei è la cura, il balsamo dopo una giornata storta, la mamma che tutti vorremmo. Insomma, se Rosita fosse Cenerentola, Dina sarebbe la fata madrina… senza glitter, però.

Riflessioni generali

Ora, un paio di riflessioni generali sul libro. C’è chi l’ha definito uno zibaldone per via della quantità di temi e personaggi. Troppi ingredienti, insomma. Ma vi dirò: per me è una fiaba contemporanea. Rosita è la nostra eroina, e il principe azzurro? Beh, spoiler: non c’è. E questo è un bene. Perché alla fine è lei che si salva da sola.

Conclusioni

Quindi, in conclusione, L’animale femmina è un libro che ci ha fatto riflettere, emozionare e anche discutere. E se non l’avete ancora letto, fatelo. Se non altro per scoprire come Emanuela Canepa sia riuscita a raccontare tutto questo con una scrittura elegante e veloce, senza mai annoiarci.

Grazie di essere stati con me su questa strada di mattoni gialli. E ricordate: non importa quanto sia complessa la vita o quanti Ludovico ci siano sul nostro cammino, possiamo sempre trovare una Dina a darci una mano. Alla prossima puntata!

Outro

E anche questa volta abbiamo raggiunto la fine del sentiero, ma non preoccupatevi: ci sono sempre nuovi libri da scoprire lungo la Strada di Mattoni Gialli! Se questo episodio vi ha fatto venire voglia di correre in biblioteca (o di riaprire quel libro che aspettava paziente sul comodino), condividetelo con altri sognatori come voi. E se volete restare aggiornati su tutte le nostre avventure letterarie, seguiteci sui social: tra un post e l’altro, vi aspettano curiosità, consigli e qualche spoiler innocente. Grazie per essere stati con noi, e ricordate: ogni libro è un viaggio, e ogni viaggio è meglio se fatto insieme. Alla prossima puntata!

Ringraziamo Roberta per aver prestato la voce per questo episodio.