Buongiorno a tutte e tutti,
oggi vi porto una sintesi delle nostre riflessioni su Quaderno Proibito, un romanzo che, nonostante la sua apparente semplicità, ha suscitato in ciascuno di noi emozioni forti, domande profonde e un confronto sincero con la nostra identità, il nostro passato e il nostro presente. Ieri abbiamo per la prima volta sperimentato un nuovo metodo di organizzazione delle idee per macroaree che ci ha permesso di esaurire meglio gli argomenti. Come sempre la discussione si è animata fin da subito e sono venuti fuori tantissimi spunti interessanti. 

🔴 Trama: La quotidianità che nasconde l’inquietudine

Il romanzo si muove all’interno della vita borghese degli anni ’50, descrivendo una quotidianità apparentemente banale, fatta di piccole storie familiari che si intrecciano senza un vero filo conduttore narrativo. Una trama volutamente scarna, ma carica di significati: il problema della condizione femminile, i segreti intimi della famiglia, le verità sottaciute che prima o poi emergono.
Il romanzo è tutto costruito sull’attesa, sull’aspettativa, su una speranza che rimane sospesa. L’incipit del quaderno proibito cattura il lettore, immergendolo in una narrazione che scava nella vita interiore dei personaggi, in particolare di Valeria. La sua vita, come quella di molte donne dell’epoca, si sviluppa in un silenzio carico di tensione, in una routine domestica dove l’ipocrisia si mescola all’apparente serenità.

🔵 Personaggi: Ordinari, concreti, profondamente veri

Sui personaggi ci siamo soffermati un bel po’. Come spesso accade ci siamo immersi nella storia a capofitto tanto da trattarli quasi come fossero parenti o amici stretti. 

I personaggi sono realistici, credibili, comuni. Valeria è il fulcro: molti di noi si sono identificati con lei, anche se non sempre con facilità. Per Francesca, Valeria è stata il personaggio preferito; per Marisa, spirito libero, troppo distante. Al contrario, Mirella – la figlia emancipata – è stata una figura di riferimento.
Il marito viene percepito come un uomo inerte, quasi inconsistente, mentre la figura di Valeria emerge come quella di una donna al contempo serva e padrona, divisa tra i doveri familiari e il desiderio di emancipazione.

Abbiamo notato come ogni personaggio rappresenti un passaggio generazionale. Le figure femminili sono ben caratterizzate e fanno da ponte tra generazioni. I personaggi maschili, invece, risultano spesso stereotipati. Gloria ha sottolineato come Valeria non riesca davvero a cambiare: prende coscienza di sé, ma rimane bloccata da aspettative sociali che non riesce a rompere.
Il contesto è claustrofobico, fatto di incomunicabilità e di relazioni intrise di tensioni non espresse. Nessuno sembra davvero felice o appagato.

🟢 Lingua e stile: fra linearità e densità

Lo stile del romanzo è stato interpretato in modi diversi: da una parte, alcuni di noi lo hanno percepito come pulito, scorrevole, curato nella punteggiatura, quasi discorsivo, coinvolgente. Dall’altra, c’è chi ha trovato la scrittura eccessivamente piena, densa, quasi oppressiva, impedendo l’immaginazione personale.
La lingua evolve insieme al personaggio di Valeria, introducendo man mano concetti nuovi, quasi a seguire il suo percorso di consapevolezza. Lo stile è aderente al periodo storico, ma al tempo stesso risulta pungente e psicologicamente profondo, rispecchiando la spietatezza dell’ambiente familiare raccontato.

🟡 Temi e messaggi: un grido silenzioso di ribellione

Il tema della scrittura come presa di coscienza è emerso come centrale: il quaderno nero diventa simbolo dell’inconscio, del buio, del “diavolo” interiore, ma anche strumento di emancipazione e ribellione.
La crisi genitoriale, la difficoltà di comunicare, l’ipocrisia sociale e il ruolo delle donne attraversano il romanzo in modo evidente. Alcuni di noi hanno letto il cambiamento di Valeria come solo apparente: una consapevolezza che non si traduce in azione. Solo Mirella sembra davvero capire la vacuità del sistema.
Il ricordo, il Sé ideale contro il Sé reale, e la continua evoluzione della coscienza femminile sono stati interpretati come temi fondanti, mentre per altri il vero nodo è l’incomunicabilità e il giudizio superficiale che si scioglie solo con una conoscenza più profonda.

🟣 Impressioni personali: tra immedesimazione e disagio

Il gruppo di lettura è stato vissuto da Alessandra come una vera e propria terapia di gruppo. Valeria ci ha interrogati su chi siamo davvero, cosa mostriamo agli altri e quanto delle nostre vite è solo facciata.
Michele ha trovato il libro claustrofobico, fonte di ansia, proprio per quella staticità emotiva che però rispecchia una verità scomoda.
Franca ha sottolineato con gratitudine la distanza temporale dal periodo in cui il libro è ambientato, sentendo la rabbia maschile dell’epoca ancora troppo vicina.
Maria si è riconosciuta in Valeria, e in un episodio con la figlia ha ritrovato un passaggio generazionale simile a quello raccontato nel libro. Julia, invece, ha avuto bisogno di tempo per elaborare il finale, se in prima battuta, delusa dal finale, pensava ad una risoluzione di sconfitta di Valeria, col tempo ha apprezzato il sacrificio e ha visto (nella nascita del nipote e conseguentemente nel nuovo ruolo di Valeria) una rinascita del personaggio principale. La morte della vecchia Valeria permette la nascita della nuova.


Conclusione

Quaderno Proibito non è soltanto un romanzo sulla condizione femminile degli anni ’50: è una riflessione sulla nostra identità, sull’evoluzione personale e collettiva, sulle catene invisibili che ci portiamo dentro. Un libro che ci ha messi di fronte alle nostre inquietudini e ci ha uniti nel cercare, insieme, una chiave di lettura del nostro presente.